lunedì 17 maggio 2021

LE TRAME

Chissà che trame ci riserva il futuro; chissà se verranno fuori gli autori giusti.
Perché qualche difficoltà c’è stata dopo il biennio ’89-’91. Certo, la trama “mondo in due blocchi” era stata una trovata grandiosa, che era stato possibile portare avanti per 70 anni generando anche sottotrame interessanti - vedi quella di Hitler, potentissima ma forse un po’ eccessiva, anche se aveva lasciato molti residui utilizzabili successivamente - ma a un certo punto era diventata un po’ fiacca, ci voleva una scossa.
Anche perché la trama del Terzo Mondo che muore di fame appassionava sì ma fino a un certo punto: troppo lontana dagli standard di vita occidentali per coinvolgere un numero significativo di persone, bisognava trovare altro.
Nel ’91 si partì bene con la Guerra del Golfo: anche quella una buona idea (tant’è hanno potuto replicarla dopo circa 10 anni) ma era a tempo limitato. Allora, per movimentare la mega-trama del liberismo trionfante, buona come sfondo ma in sé noiosa e senza tutte queste attrattive (dai, chi può appassionarsi davvero a dei super privilegiati che ti dicono che in realtà sono stati bravi?), si è provato ad avvicinare, per così dire, il format Saddam portandolo in Jugoslavia (collegandolo così al finale della mega storyline sovietica): buona trovata, ma anche lì non poteva andare avanti più di tanto, benché anch’essa abbia generato un bis pochi anni dopo.
Così, visto che la trama-Seattle più di tanto non prometteva (ma la puntata di Genova ebbe un’incisiva potenza scenica), nel 2001 arrivò l’idea geniale: le Torri Gemelle e lo scontro di civiltà, con replica anche dell’Iraq ma in Afghanistan (che si riallacciava agli ultimi episodi del filone URSS). Una trama di forte impatto, aperta con la scena epocale dei grattacieli, ma anche questa era un po’ impegnativa: un vero scontro tra Cristianesimo e Islam sarebbe stato troppo - bisognava sconvolgere i sentimenti, le vite solo fino a un certo punto.
Dunque, relegata sullo sfondo come minaccia generica richiamata ogni tanto da qualche attentato e da guerre ed eserciti integralisti però sempre lontani, si doveva pensare ad altro. L’UE forniva spunti relativi, ce ne voleva una che li trasformasse in qualcosa di forte e di ampio respiro. Così è arrivata la crisi economica del 2008, la cui portata garantiva il giusto e vasto coinvolgimento.
Ma neanche questa ha invertito più di tanto la tendenza post-’89, ossia quella che privilegia tante trame che si intrecciano più o meno alla pari, senza quella veramente grande e dominante intorno alla quale far ruotare le altre: infatti si continua a riproporre format noti o a portare avanti trame stagionate (le primavere arabe, la Siria, la questione israelo-palestinese), a volte anche in modo stanco (ricreare la Guerra Fredda con Putin e Kim Jong-Un non funziona come la prima) per tenere alta la tensione con stimoli che arrivano da più parti.
Però non bastava neanche questo, era l’ora di qualcosa di veramente grosso, profondo e sconvolgente, qualcosa che segnasse davvero un’epoca nella coscienza collettiva; così, annunciata nei decenni scorsi da qualche epidemia minacciosa-ma-fino-a-un-certo-punto, è arrivato il Covid. Una botta di quelle veramente epocali. Alla fine, una riedizione della Spagnola ma con meno sangue, eppure in epoca di iperconnessione ha funzionato benissimo. Probabilmente sarà limitata nel tempo (sembra quasi che si stia avviando ad essere relegata a sottotrama come le altre), ma a livello di profondità ha colpito davvero.
Ora chissà che trame vedremo in futuro, chissà se dal passato possiamo immaginare cosa verrà; però, se gli autori sono a corto di idee possono sempre rivolgersi a qualche nuova leva.
Per esempio, io mi rivolgerei a chi è riuscito nella titanica impresa di rendere se possibile ancora più litigioso e diviso il campo della Sinistra in Italia, ovvero quella o quello che ha pensato alla trama dello scontro tra Rula Jebreal e la trasmissione Propaganda Live. È giovane, ma pare proprio che abbia talento e idee (nonché il coraggio di capire che la partecipazione della giornalista al Sanremo de “le donne un passo dietro agli uomini” non sarebbe stato un impedimento): io ci punterei subito.

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