martedì 17 febbraio 2009

Er sessantotto

Leggo sul bel libro di Federico Fiumani (che ho "scoperto" solo di recente) "Dov'eri tu nel '77" un brano su qual era il vero pubblico di De André.
Fiumani sostiene, parzialmente a ragione, che in realtà il pubblico di Faber fosse un certo tipo di borghesia masochista, che aveva il potere ma gli piaceva sentirsi insultare.
Si può essere più o meno d'accordo: quello che proprio non condivido è il solito discorso sul '68 per cui i rivoluzionari erano i borghesi mentre i proletari erano dall'altra parte, quella dei poliziotti; e al riguardo Fiumani dice anche che i proletari gli preferirono altri cantanti di estrazione popolare perché avevano capito che De André non era uno di loro. E per fortuna che ci risparmia la citazione della poesia di Pasolini "Il PCI ai giovani".

L'unica volta, credo, che sono stato d'accordo con Adriano Sofri (con Luca non mi è ancora successo) è stata quando, durante un'intervista in cui si parlava del '68, gli chiesero di quella poesia e lui spiegò che Pasolini odiava il paternalismo, e che l'ultima cosa che avrebbe fatto davanti a quel movimento sarebbe stata dirgli "bravi" con tanto di pacca sulla spalla, e che il modo che scelse per rapportarsi a quei giovani fu quello della provocazione, e citava anche alcuni incontri che fece con gli studenti durante i quali si chiarirono, e dove spiegò tra l'altro che non parlava di tutti gli studenti.

Ma Pasolini a parte, dire che il '68 era fatto di ricchi borghesi che protestavano contro i bravi proletari poliziotti significa ignorare qualche elemento fondamentale, significa semplificare male.

Intanto, il '68 è stato fatto anche dagli operai, che nel '69 otterranno infatti lo Statuto Dei Lavoratori (sì, metto maiuscolo pure il "Dei"). Secondo, che nella lotta per una vita migliore c'era compresa anche la possibilità per l'operaio di avere "il figlio dottore" (il che mi sta particolarmente a cuore visto che due generazioni fa da parte di mio padre si zappava la terra, poi lui ha fatto l'operaio e alla fine io, pur un po' in ritardo la laurea l'ho presa: dal medioevo al postmoderno in 3 generazioni, un record).
Non lo diceva anche Gramsci "studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza"? Non è stato detto da più parti che la classe operaia doveva attrezzarsi culturalmente per poter esprimere una sua cultura propria e suoi propri quadri, cosa che fino a un certo punto poteva fare solo la borghesia perché solo lei aveva accesso alla cultura più alta?

E poi: a parte che i poliziotti, proletari o meno, erano di fatto schierati dalla parte della reazione (e di proletari ne hanno pestati parecchi, altroché) - perché non basta essere classe oppressa, ci vuole pure la consapevolezza sennò sei come i contadini che aizzati dai preti reprimevano i moti rivoluzionari;
ma quest'idea, espressa da Fiumani, del proletario grezzo e ignorante che siccome in fondo ha una mentalità piccolo borghese e quindi ama le storie di chi partendo dal basso arriva al benessere e al successo allora compra Tiziano Ferro e altri, è proprio il modo in cui la borghesia vuole il proletariato - e attualmente è riuscita a farcelo diventare.

Infatti il '68, con i suoi borghesi che lottando hanno di fatto permesso a me e ad altri di andare all'università, è stato un ERRORE della borghesia. C'erano di mezzo anche gli operai, certo; e probabilmente l'ha fatto anche per smuovere una società stantìa, muffosa e plumbea, e la libertà sessuale piaceva anche a loro.
Ma di fatto avevano contribuito a realizzare uno degli obiettivi di qualsiasi comunista che ragiona, ovvero un proletariato sano e terragno perché appunto popolo, che però è stato raffinato a scuola. Alta cultura e appartenenza alle masse, per cui cervelli coltivati ma senza la distanza dalla gente comune.

Un cocktail micidiale, che i borghesi non appena accortisi dell'errore hanno provveduto subito a disinnescare - grazie anche al contributo fondamentale, almeno in Italia, di un politico che prima ha preparato bene il suo elettorato riducendogli in poltiglia il cervello, POI è sceso in politica raccogliendo quanto aveva seminato, quando ormai i termini della discussione politica erano quelli, angusti e semplificati fino all'insulto, che aveva stabilito lui.
Noi ci avremo sicuramente messo del nostro, io per primo, per non essere la MERAVIGLIOSA classe dirigente del futuro che avremmo potuto essere: ma anche molti sessantottini non è che siano proprio stati all'altezza di quello che avevano FATTO.

D'altronde la borghesia ci ha messo circa 700 anni a prendere davvero il potere: secondo voi se lo faceva togliere da un erroretto? Secondo voi arrivano due fricchettoni e tre operai rintronati dalla pressa e loro si fanno da parte? Seeee....

Ce ne abbiamo da correre, ce ne abbiamo da raffinarci: Fiumani, con le sue canzoni e le sue poesie ci aiuta a farlo, quanto può, e come ci aiuta qualsiasi artista che dia profondità alla nostra visione del mondo e delle cose, che ci aiuti ad articolarla.
Non chissà quanto, ma fa la sua piccola, onesta parte.

Però stavolta, per me, ha detto una minchiata, ecco.

giovedì 12 febbraio 2009

Io e il creatore 2

La notte scorsa ho avuto un'esperienza mistica. Stavo DIOrmendo e, ad un tratto, mi son sentito trasportare via: volavo nella notte verso un luogo lontano, DIOlcemente come se mi trasportasse un angelo.

Ed era proprio un angelo, che appena finito il viaggio mi ha detto: "Ecco, miscredente: siamo giunti nella Città di Dio. Vediamo se adesso ti redimi".
Io ero stupito ma mi sentivo bene, come se mi fossi appena lavato e DIODIOrato; e vidi davanti a me questa grande città, con una grande porta d'ingresso per accogliere le anime smarrite.
Visto il suo scopo, la porta era stata consacrata a colei che ha il nome di Ianua Coeli: mi trovavo infatti davanti a Porta Madonna, varcata la quale cominciai ad esplorare la città.

Era una bella città, c'era felicità DIOvunque,e le strade il nome ce l'avevano: infatti ad un certo punto ne ho imboccata una dedicata ad un pittore, Cagnaccio di San Pietro, e mi sono ritrovato davanti al parco.

Il parco è destinato ai bambini, ricordando la frase di Gesù che voleva che venissero a lui: si trattava infatti del Parco di Cristo, nel quale scorazzavano allegri e liberi anche alcuni animali.
Ed erano tutti animali di Gesù: il maiale, insolito per un parco, il cane e tanti altri, tra i quali una gazza parlante, cui chiesi: "Cosa ci fai nella città di Dio?" "Becco", rispose ovviamente lei.

Così le diedi alcuni frammenti di DIOscotti, e conversando amabilmente giungemmo al grande porto, che accoglie i pescatori di anime.
"Il Porto di Dio!" esclamai meravigliato, ma a quel punto mi sono svegliato ed ero nel mio letto.

Chissà perché, avevo la sensazione che in quella città non mi avessero ammesso.
Vabbè: amen...