venerdì 5 gennaio 2018

L'inno del lunedì mattina (e di tutte le altre)

Sempre per la funzione sociale della poesia, visto che si avvicina il lunedì post-Befana, ovvero un rientro bello pesante, ho composto l'inno del risveglio.
Così, una bottarella d'ottimismo.


Questa maglia l'ho creata grazie a Photophunia dopo tanto che ci pensavo. Mi pare adatta.



SORGI E SPLENDI

Me sveglio la mattina con in bocca un saporaccio,
nemmeno ho aperto gli occhi già ridormirei avaccio*;
sono pressoché fuso con le lenzuola ed il letto,
pe' alzamme me ce vogliono due ore più il raschietto.
Di quello che m'aspetta non mi piace proprio niente,
se adesso m'alzo subito barcollo deficiente;
ma anche se a letto mi recluderei come Riina,
se mi rigiro e dormo butto tutta la mattina;
e allora m’alzo, voja zero der monno,
voglia quanta di spaghetti gianduiotti e tonno.
Arranco-Cranberries, con i membri piombi,
non “wake up and smell the coffee” ma piuttosto “Zombie”.

È così appena sveglio, non c'è Cristo che tenga:
t'affacci e dici fuori "Buondì, pianeta del menga".
E ciò non solo dopo una serata godereccia:
sempre ti svegli e sei, della coppa, dov'è la feccia,
la bocca che sembra foderata di moquette
as every fucking morning, satisfaction I can't get.
Serque de parolacce ignote pure ai lessicografi,
pe’ alzarmi un po’ l’umore mi devo ascoltar “Pornography”.
Di cosa bella m'aspetta solo la colazione,
ma pure col caffè mi va a nani zoppi il neurone:
un po' il coffee mi sveglia, per lo più mi innervosisce
è appena cominciata e già chiedi "quando finisce?"
Quando finisce tutta sta tempesta de rotture?
Sto mare de cazzate che t'assedian, de lordure?
Se viaggi con la mente sopra i sette continenti
ti sembran popolati per lo più di defi-genti:
di “per lo meno” pochi, parecchi um-ani/mali,
t’aspettano settantasette vizi capitali.
E capitali son le pene che ci vorre’
e inve’ di pene sai che… guarda, lascia pe’.

Già inizia bene in bagno, dove oioi lo specchio
ti rimanda sto spettacolo tra l'uno e l'altro orecchio:
c'è qualche giorno in cui dico "però... sono un bel pezzo"
più spesso tra le cispe mi tralìcio con disprezzo;
ma tanto co' 'st'umore sprezzerei anche una gemella
di Megan Fox uguale spiccicata ma più bella,
figurati allora se non sprezzo costui
che è l’eminenza fucsia di tanti miei giorni bui…

Finito di sprezzare, ancora in mutande,
inizia l’altra gioia, parton le domande:
del tipo “la giornata oggi cosa mi destina?
Sarò su quanto la coffa o giù sotto la sentina?
Chissà verso che cosa è diretta la prua:
sarà “anvedi che ficata!” oppur “limortacci sua”?
Non sono un indovino, non so cosa accadrà,
ma la risposta me l’immagino già…
ché tutto questo pure senza guai seri:
è così i giorni normali, mica quelli neri,
è quello che il risveglio solerte ti porge,
puntuale e regolare come il sole che sorge.

Ma, a proposito di sole, quando ce n’è un po’
e esci, inizi a dire “Mmh… però…”
una luce un suono, qualche linea, un odore
suggeriscono che “Dai, non è poi tutto orrore:
c’è tanto positivo, pure qualche gioia vera”
e ti porti quell’umor magari fino a sera;
che pensi “il bello del mondo nessuno lo nega:
posso anche sperare bene…” e è lì che ti frega.




2017-4 gennaio 2018

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* Significa "subito", come saprete bene: in fondo TUTTI abbiamo fatto Dante a scuola NO?