martedì 1 ottobre 2013

Boldr-illa: du' forchettate d'orgoglio

Come ferve il dibattito cultural-antropologico nell'era del web, eh?
Sembrava che internet fosse il festival e il tempio delle ultraminchiate, il trionfo dell'idiozia superficiale, e invece...
Invece i dibattiti rimbalzano, si linkano l'uno all'altro in un mix che comprende tutto: il femminicidio, la pubblicità, le sue rappresentazioni stereotipate e superficiali, la Boldrini, le famiglie finte e quelle vere, la pastasciutta, i matrimoni gay, i ruoli legati ai sessi, la ridefinizione degli stessi. E chiaramente più ferve il dibattito più alto è il numero delle boiate che volano, ma ci sta: è il prezzo di un buon fermento di riflessione, è accettabile (a patto che ogni tanto magari voli anche qualche idea intelligente).

Detto che tra le scemenze poco centrate, molte vengono da chi non distingue la gentilezza dalla schiavitù (tipo lui) o da chi confonde una cosa fatta per premura da una fatta perché il sesso, la condizione o il ruolo lo vorrebbero "naturalmente", rimane il fatto che è un dibattito complicato, in un'epoca in cui le identità sessuali si trasformano senza aver ancora raggiunto una fisionomia definitiva, con incertezze e crisi di ritorno indietro.

Io dico solo una cosa: se uno vuole ritirare fuori l'orgoglio maschile non lo fa certo mettendo una schiava in cucina o alla lavatrice. Anzi.
Intanto perché se la tua virilità dipende dal non toccare mai una pentola o un detersivo vuol dire che è ben poca cosa (diciamo anche: ce l'hai esistenzialmente piccolo, ecco).
Ma poi: senza scomodare Losey e il suo celebre film, chi si circonda di servi è ben poco padrone.
Nel senso che il maschietto che si crede tanto virile perché si fa cucinare e lavare da una donna, e che anzi trae orgoglio dal non saper proprio fare certe cose, è un poveraccio e uno schiavo: è quello che prima si è fatto servire da sua madre e quando si è cercato una donna ha cercato un rimpiazzo, un'altra serva.
E finché per mandare avanti casa dipendi da qualcun altro, finché o c'è la serva o sei perduto, schiavo lo sei davvero: sei ricattabile, non hai autonomia, e - tanto per non essere grezzi - le uniche palle che hai sono quelle per cui ti tengono (per tacere dello squallore di una relazione basata su questi presupposti).
Si dirà che ognuno è libero di fare quello che vuole, anche accettare di dipendere da qualcun altro, affari suoi.
Ok, benissimo: io dico che le incombenze di casa in una famiglia si dividono, equamente e senza adottare ruoli stereotipati e superati ma piuttosto usando realismo, senso pratico e consapevolezza delle predisposizioni e delle abilità personali, ma appunto ognuno fa come vuole, se per qualche oscuro motivo gli piace così.
Anzi, se non fosse che questo implica spesso che in questo modo altri(e) NON fanno quello che vogliono, gli direi pure buon divertimento.
Se non fosse.

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