mercoledì 13 giugno 2012

Le leggi del nerd

Tra i modi sicuri per riconoscere un nerd (che in italiano sarebbe "secchione" ma non solo: un nerd è secchione anche in alcune branche del sapere non strettamente scolastiche, tipo informatica e fantascienza) ci sono le leggi - pardon, le TRE leggi - della robotica di Asimov.
Il nerd le cita a memoria quando può anche in modo forzato, contento evidentemente di ricordarsi qualcosa che sembra profondo e che invece non ha nessun senso al di fuori dell'ambito in cui sono state create, ovvero i racconti di Asimov con protagonisti o co-protagonisti dei robot. Così fa il coautore di uno degli ultimi numeri di Julia (Maurizio Mantero, coautore del n. 163, "Rilancio al buio"), che le cita in modo funzionale, ma appunto un po' forzato, dimostrandosi un nerd senza ombra di dubbio*.
Per Asimov queste leggi erano un limite imposto a questi esseri senzienti dai loro inventori, che servivano ad evitare che i robot facessero del male agli uomini.
Di fatto, però, erano un ostacolo che lo scrittore si imponeva come sfida per movimentare le trame, come gioco narrativo: al di fuori di quei racconti le può citare solo un nerd, perché fuori da quelle storie non hanno senso, non funzionano come metafora o sintesi di nulla, non sono applicabili a niente, e i robot nel nostro mondo sono macchine meccaniche che fanno quello che gli dici (e spesso fanno SOPRATTUTTO male agli umani).
Anzi, nel mondo reale secondo quelle leggi non ci fanno nemmeno gli esseri umani. Basta leggere quello che fanno/dicono/propongono Monti e la Fornero per capirlo.
Che tra l'altro sono due nerd della Bocconi, tra l'altro.





*Poi magari è stato Berardi, e non il coautore, e il discorso mi salta. Ma non del tutto, credo.

Nessun commento: