lunedì 5 marzo 2012

Nell'aria, canzoni

Non che mi interessino le feste religiose ma oggi, già 10 giorni dentro la Quaresima, si è concluso il Carnevale anche a Viareggio.
L'anno scorso di questo periodo, essendo io pigerrimo, NON scrissi un post che avevo in mente, che doveva chiamarsi On The Air e parlare di quattro canzoni che giravano nell'aria. Lo riprendo ora, visto che due erano le classiche canzoni del carnevale viareggino, tornate appunto on the air come sempre di questo periodo.
Una è Come un coriandolo, un 2/4 ultra popolare che ti si ficca al cervello in maniera assassina.
E a poco serve cambiare il verso "queel viso d'angelo / vorrei che assomigliasse un po' più a te" con "Giaaan-franco D'angelo vorrei che..ecc.": quando parte il Carnevale, che a Viareggio come detto dura più di un mese, è la fine: basta andare in giro e la senti ovunque. Quest'anno ci ha parzialmente salvato il gelo, che tenendo in casa teneva lontano da bar e diffusori pubblici, ma più di tanto non la scampi.
L'altra canzone carnevalesca non so come si chiami, ma il ritornello fa "Viareggio! Viareggio!", cosa che a me diverte perché mi torna in mente il racconto di un mio vecchio padrone di casa, Alfio buonanima, che una volta raccontò di essersi trovato costretto, mentre andava verso l'India, a fare uno scalo di 6 (sei) ore all'aeroporto di Bucarest. Siccome c'era ancora la cortina di ferro, narrava che per tutte le sei ore gli altoparlanti della sala d'attesa avevano mandato di continuo 'ste canzoni di regime che a sentir lui facevano tipo "Ceausescu! Ceausescu!".
La melodia che accennava raccontandoci l'episodio era tipo quella di "Viareggio! Viareggio!", da lì l'associazione - ma credo anche dalla pari molestia.
La terza canzone era quella Hello! di Martin Solveig, che l'anno scorso impazzava, e a me suonava curiosa perché usava l'effetto del cd incantato come bordone facendolo somigliare alle pennate di una chitarra punk, e anche la voce era impertinente e sfacciata come certe cantanti punk (quelle d'epoca, non la pur bellissima Avril Lavigne). Non è canzone di Carnevale, ma qualche sera fa Solveig è andato a Sanremo e mi dicono che ha suonato quella, dunque ci risiamo.
La quarta l'ho dimenticata, e amen. Però potrei cogliere l'occasione della scomparsa del grande Lucio Dalla (benché io l'abbia apprezzato/seguito fino circa a Viaggi organizzati) e parlare di una sua.
Nell'aria c'è molto Caruso, ma è un pezzo che non ho mai amato particolarmente, soprattutto per un motivo.
Mi spiego: tu scrivi una canzone dove c'è Napoli, 'o mare, la notte, l'ammore, nella quale il cantante napoletano più famoso del mondo si abbandona 'e core in un "TE VOJO BEEENE AASSAI", e poi, come secondo verso, prosegui con "ma tanto tanto tanto bene, sai"?
Crolla tutto, su; quel "sai" sembra piemontese (o Marina di Un posto al sole), è affettato, formale, non ci sta a fare niente, ammazza la passione (e c'erano a disposizione mai, guai, fai, amai...) oltre al fatto che in napoletano dovrebbe essere assaje e non assai.
No, meglio ricordarlo con quest'altra, che vola leggera, di un allegrotto sornione e aperto, nell'aria.
Ciao Lucio.

2 commenti:

arco ha detto...

Ammazza quant'è brutto 'sto video. Sarò ignorante, ma a me Dalla non mi ha mai detto niente.

lecoseintorno ha detto...

Mi piace anche se di fronte a tanta emozione che suscita "Caruso" le rime uno manco le sente, però bello l'articolo, ciao Lucio, pure da parte mia.