mercoledì 21 agosto 2024

VOLEVI UNA HIT?

- Vuoi un successone da classifica? Ho un’idea.

- Tipo?

- Un giro di Do su cui cantare “Ti amo”

- Daaai… il meno proprio.

- Funziona, scommetti?

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- Vuoi un pezzo bomba che darà finalmente successo al gruppo? Ce l’ho.

- Com’è?

- Allora, parte con un coro senza strumenti, poi diventa un lento, poi fa uno stacco di un paio di minuti tipo opera lirica, poi diventa un rock blues sporco poi torna all’inizio. Dura sei minuti.

- Tu sei sicuro, eh?

****

- Ho in mente una canzone da numero 1 in classifica.

- Bene! descrivimela.

- C’è una voce che fa “Ah Ah Ah Ah” tutto il tempo come base ritmica e una cantante che canta ma più che altro recita un testo dedicato a Superman, e ogni tanto c’è qualche altro strumento.

- Ma sei serio? E chi la canta: qualche diva che qualsiasi cosa tocchi diventa oro?

- No, Laurie Anderson, quella cantante d’avanguardia.

- …

****

- Ho un’idea per una hit da discoteca.

- Tipo?

- Prendiamo “Tu vuoi fa’ l’americano” di Carosone, ci mettiamo un ritmo coatto, semplifichiamo il ritornello a livelli barbari in “Pa pa americano” e ci mettiamo una tastiera irritante: che te ne pare?

- Fa talmente schifo che potrebbe funzionare.

- Visto?

****

- Dammi un’idea per vincere il David di Donatello per la canzone di un film.

- Giro di Do col titolo del film stesso?

- Dai… e chi canta?

- Jovanotti.

- Allora mi vuoi male.

- Guarda, vinciamo.

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- Oh, ti porto la più clamorosa hit italiana degli anni 2000.

- Cioè? Mega lentone d’amore con una bella melodia cantata da una con una voce clamorosa?.

- No: una satira sulla superficialità dell’amore di certi per le filosofie orientali, fatta con citazioni e giochi di parole, suoni orrendi da discoteca e un po’ di moralismo alla fine. C’è anche un genitivo sassone nel titolo e uno vestito da scimmione che balla.

- “La più grande hit”… certo, una formula ovvia, come no.

- Fidati.

****

- Ho in mente un successone mondiale.

- Vai.

- Ritmo reggaeton, giro di Do, ogni tanto “iiihh” che rimane in testa e sopra una spruzzata di esotismo da cartolina e di spiritualità un tanto al chilo.

- Mi pare ottimo. Ma che vuol dire “Jerusalema”?

- È la parola nota ma cambiata così incuriosisce.

- Andata, vai.

*****

Hanno gentilmente partecipato: Umberto Tozzi, i Queen, Laurie Anderson, Carapellese-Lodi-Mango, Jovanotti, Francesco Gabbani e Master KG-Noncebo.

Qui sotto invece un altro dj italiano, Guglielmo Bottin, aveva creato una canzone partendo da You Wanted A Hit degli LCD Soundsystem proseguendo poi diversamente: quando l'autore l'ha sentita gliel'ha approvata e ne ha autorizzato la pubblicazione.Voilà:




lunedì 19 agosto 2024

NUOVI CHUCK NORRIS FACTS

  1. Il Covid si mette la mascherina per proteggersi da Chuck Norris.
  2. Chuck Norris ha liberato Emanuela Orlandi poi ha rapito il Vaticano, del quale non si hanno più notizie da allora.
  3. Quando Chuck Norris non si sentiva bene nell’auricolare, i fiori sono usciti dai vasi e glielo hanno riparato*.
  4. “Last Christmas” degli Wham cerca di passare dicembre senza farsi ascoltare da Chuck Norris.
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* Riferimento a quando Blanco, a Sanremo, siccome non si sentiva nell'auricolare ha preso a calci i vasi di fiori.

MANIFESTO DEI CONCERTARI DURI

 MANIFESTO DEI CONCERTARI DURI


Cittadini! Musicisti! Organizzatori! Promoter! Gestori! Assessori eccetera!

Questo è il documento in cui noi,


noi concertari duri,

noi frequentatori assidui di locali-club-arene-teatri-palisports, insomma di tutti quei posti in cui c’è qualcuno con degli strumenti e qualcun altro davanti,

noi che abbiamo visto più tipologie di posti da concerto di quante ne abbiano viste i Rolling Stones, 

noi contemplatori seriali di palchi,

noi che se c’è qualcuno che vogliamo sentire usciamo pure di martedì sera a febbraio con l’allerta meteo,

noi che manteniamo i musicisti coi dischi e i biglietti,

noi che “vado al concerto perché basta coi dischi, ne ho troppi” e poi andiamo al concerto e compriamo pure il disco,

noi che diffondiamo le notizie agli amici che non seguono, facendo conoscere loro artisti che poi ameranno e informandoli di concerti che altrimenti non avrebbero visto;

noi insomma, i cui denari contribuiscono a mandare avanti la baracca, magari non tanto quanto il grande pubblico del pop o quello più occasionale ma sicuramente in modo più continuo,


noi insomma diciamo:


BASTA! CI SIAMO ROTTI!

È ORA DI FINIRLA CON


1. I TOKEN, accidenti a chi li ha inventati e a chi ha stabilito PURE una quota minima da comprarne: sono scomodi, aumentano i prezzi già alti all’interno delle aree concerto, sono EVIDENTEMENTE un metodo per farti perdere il conto e farti spendere di più. Se temete per il contante, carte. E al limite 2 monete maneggiatele e non rompete.


2. IL SUONO, PERDIO: se pago tanto per un concerto, il minimo è che si senta come si deve: o è una scelta estetica, oppure visto che è musica vogliamo sentirla BENE, o quantomeno come il gruppo vuole. Troppa sociologia sul concerto come raduno, come socialità: è vero, ma la musica rimane il centro, si deve SENTIRE, i raduni all’aperitivo.


3. I BIGLIETTI ALTI: vi ci vorrebbero un paio di annetti di ritorno degli autonomi degli anni ’70, con certi prezzi allucinanti ve li meritereste: 7 euro di prevendita? 3 euro in più perché NON mi stampo il biglietto ma per comodità lo vorrei solo sul telefono? Gli artisti saranno pure diventati più esosi da quando sono crollate le vendite dei dischi, ma poche storie: ve ne state approfittando e stop. Avete rotto.


4. I MEGACONCERTONI/MEGA EVENTI: intanto, se c’è più pubblico non si vede perché debbano costare di più (semmai un po’ meno). Poi sono scomodi, vedi da lontano (se vedi), il suono per forza è quello che è e sono una bolgia. Qui ci rivolgiamo anche ai musicisti: più date in posti più piccoli e gestibili: il vostro lavoro è SUONARE quindi SUONATE.


Già ci toccano gli incompetenti (cosa ben diversa dal curioso che viene a vedere, attenzione), i casinari fuori luogo, gli ultratelefonari (il souvenir foto/video piace a tutti, ok, però per la miseria… anzi, la MISURA…), l’abbandono dei teatri modello antico (gli antichi avevano capito tutto: gradinate a scendere intorno al palco, dovrebbero essere tutti come Fiesole);

poi, se andate avanti così, se per caso vi viene in mente di rispondere “liberi di non venirci”,

(che di fatto significa NON vedere un musicista o un gruppo, se di spettacoli fa solo quelli di quel tipo),

vi lasciamo con quel pubblico lì, che a un certo punto si stuferà anche lui e vi ritrovate come nel lockdown. Non vi piacerà.



Oscar Wilde diceva che “esperienza” è il nome che si dà ai propri errori:

NOI ESIGIAMO CHE L’ESPERIENZA LIVE NON SIA QUESTO!


VOGLIAMO CONCERTI SANI!